sabato 24 gennaio 2009

l'appello ludico del sole

il frastuono delle dighe troppo lontane e inodori per poterci battere i rigori. un undicenne consapevele delle sue falcate, se lo ripeteva, fino a farsi uscire il sangue dal naso, il sogno d'una vita cariata da talloni adulterini. l'unica monetina scagliata con stizza nella pozza dei girini, troppo bassa per risalire la gora e affogare nel pozzo degli innamorati. le ragazzine non lo avvicinavano per via delle spore di un angelo, cosi gli diceva la madre, e lui provava a spiegarlo, ma se non convinceva se stesso , era inutile starlo a ripetere a loro. la faccia era grossa, immensa, quasi con una propria orbita, sciroppata dal sole saccheggiato alle piante alle quali impediva la fotosintesi. Marzio proiettava un ombra a terra da far invidia a un satellite geostazionario. nel paese lo chiamavano lo scassinatore di nuvole, perche se guardavi in basso nelle giornate ferragostine, non distinguevi la sagoma scura proiettata da un pascolo di nuvole dalla sua meninge, anzi, si cambiavano come al ballo delle debuttanti si passa da una dama all'altra.