martedì 21 aprile 2009

La Rivolta delle Arringhe perse


Appare sua nipote, isabella, capelli sciolti, lunghi abbastanza da arrivare alle punte, capelli che non avrebbero di certo permesso a nessuno di essere immersi in un liquido e ricevere dal basso verso l'alto una spinta pari al peso del volume di liquido spostato, aveva la chioma fluente e fragrante, la brezza che spirava verso l’oceano le agitò i capelli lunghi, facendoli scorrere sul collo come stole equine, avvolgendola in un fluido sapore di sfumature. Conservava ciocche di capelli e capelli non in fiaschi, né in confetture sottovuoto, bensi sciorinanti nella calotta, forse diffidenti, ma pronti ad essere colti all’ombra di cavalletti rotti , consumati da pittori.

Capelli color dell’agata, si riannodavano in bozzoli raccolti come da riavvolgi-prolunghe, cadendo sotto il cappello, s’accalcavano tra il lieve rossore delle gote.

Aveva 22 anni e aveva appena lasciato l’universita per un gruppo di mimi; il suo sogno era mimare un “amministratore di saline di spalle ambosessi motomunito”, era una ragazza impettita carina con un paio di jeans scoloriti e in lontananza chissa dove: autovetture con motori che non si mettevano in moto.


Mi ricordava Aristotele quando celiava: “mi sono fatto bello, per andare bello da un bello”.

Poco dopo mi si avvicinò Emilio, la sua ossatura minuta contrastava con una carne insolitamente morbida, si presento come “eclettico” , ma non si sa bene in cosa. Esordi: “il linguaggio è stato inventato dalla nostra ragione per tenere in scacco il meccanismo di ricostruzione razionale della realtà” - tergendosi gli occhiali, aggiunse - “mi hanno abbandonato alla stazione a 26 anni”.

Ben presto iniziò a confezionare teorie affascinanti per chi non ha terminato la scuola dell’obbligo. Teorie su se stesso definendosi: “gran satrapo del collegio di patafisica”. O su Giuseppe Guarneri del Gesu e Antonio Stradivari e sul suo liutaio che potrebbe eguagliarli intagliando dell’oleandro; sui suoi congressi sui “difetti di contrazione di due sillabe in una sola”. Era un epidemia del buon umore, per lui, un gioco di società chiamato: “mortificazione” per noi.

Quella sua aria da tutto fare, da primo della classe fin troppo orgoglioso della propria inconsapevole bravura, mi ricordava Renzo Arbore, un magnate del prelavaggio, di chi tutto ha fatto dal dragare laghi al partecipare alla stesura dello strum und drang. La tossicità dell’aria raggiungeva i livelli di asbesto di casale Monferrato.

Mi sento come un terrone a tel aviv o il pony del docente. La sua amica annuisce con orgoglio. S’intuisce dell’amica una qualità inequivocabile: potrebbe essere un attrice, se fossimo reclusi in un galeone nel fondale marino. Una donna dall’apparenza sinusoidale, sfocata, è breve il tratto che ci divide ma la sagoma è al di la di un muro d’afa immaginario che la rende dal perimetro indefinibile a occhio nudo.

Continua..Emilio: “dipingo in acquaforte..” - “ho prestato servizio in marina... mi ricordo..” – implementava – “affittavo oceani ai cetacei..” – spasmi ansma e celiachia vorrei mi saltassero in groppa per cavalcarmi fuori da qui - Rispondo come posso, argomentando alla meglio: ”anch’io.”

L’eclettico era appena rinvenuto da se stesso: “avete letto pasternak?”- non riesco a seguirlo, abbozza l’indice delatorio a mezz’aria, verso di me – accenno una risposta distratta e orgogliosa:”l’avevo gia letto..si si..ne avevo letto 3 pagine, ma volevo rileggerlo..non tutto ovviamente..certi punti delle 3 pagine”.

Il suo viso ossuto a 6 punte, se fosse stato di zolfo avrei iniziato a sacrificare capretti su basamenti in marmo e gatti neri, giusto per dargli una cornice più adatta. Si contrae per deglutire, tutto il suo corpo si raggruma attorno al naso.

Pensa di sapere abbastanza, di saperne abbastanza su ogni cosa. Sulle trabeazioni con architrave composito corinzio-tuscanio avrebbe titubato,avrei potuto chiederglielo,cosi per metterlo alla prova: sarebbe capitolato. Meglio non averlo messo alla sbarra rischiando magari di farmi rispondere correttamente. E se invece fosse un genio? Comunque un genio al quale avrei preferito la compagnia del buio. Quel buio meglio condiviso coi buoi.

Mentre spalanca quelle labbra da rock star del primo governo Sidney Sonnino, avevo le tempie ridondanti approssimazione tipica di amplessi appena prestati, vorrei ma perdo l'arringha.

Soccombo a estranei con un notevole uso del E IO SO, E IO HO FATTO, E IO SONO STATO.

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